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B&B

Il Nachiro

Morciano di leuca - salento

Un antico Frantoio del ‘700 sapientemente restaurato e trasformato in una dimora di Pregio.

Lo stile e il comfort sono perfettamente combinati, il nostro personale cordiale sarà efficientemente al vostro servizio per farvi vivere un soggiorno indimenticabile e trasportarvi nell’atmosfera che si respirava un tempo.

Le volte a stella, i mattoni in tufo, i macchinari dell’antico frantoio, i profumi delle piante mediterranee… una bella ventata di “salentinità” che vi accompagnerà durante tutta la vostra permanenza.

Le stanze

Brevi cenni storici

La struttura risale agli inizi del secolo XVIII, quando, passato il pericolo delle incursioni saracene, che per secoli avevano devastato il territorio, cominciarono a sorgere i primi frantoi apogei, più moderni e produttivi, per far fronte alla sempre maggiore domanda di olio di oliva. L’impianto primigenio era dedicato esclusivamente alla produzione di olio, con sei torchi, di cui quattro in linea, come testimoniato dai lavori di recupero. Verso la metà del secolo XIX il dott. Fedele Giaccari, trisavolo dell’attuale proprietario, medico chirurgo in Morciano di Leuca, acquista la struttura, riconvertendola: vengono eliminati quattro torchi per la spremitura delle olive (sotterrando i relativi accessori in pietra viva e in pietra leccese) conservandone solo due (quelli attuali) e, probabilmente, sostituendo gli antichi torchi di legno con i più moderni torchi di ferro. Come rilevato dai lavori di recupero, quattro imponenti pile di decantazione in pietra leccese e altrettante basi di torchio in pietra viva vengono sotterrate in loco, forse per non affrontare gravose spese di demolizione e sgombero. Vengono poi costruiti otto palmenti per pigiare l’uva con altrettante cisterne per la fermentazione del mosto. L’Opificio funziona per tutti gli anni ’50 del sec XX come frantoio oleario e fino a tutto il decennio successivo come palmento. In concomitanza con il cosiddetto “boom economico”, che spinge a considerare “vecchio” e superato tutto ciò che era legato alla tradizione, la Struttura cade nell’oblio. Per volontà dell’attuale proprietario si è voluto ora procedere ad una nuova riconversione, questa volta per farne una struttura ricettiva nel pieno rispetto della storia e della natura del luogo. Si sono voluti conservare gli elementi caratterizzanti il periodo storico: i torchi con le basi e le pile, la canalina di scolo dei residui della lavorazione delle olive, “lu nfiernu” (l’inferno, la profonda cisterna che raccoglieva le acque reflue di lavorazione), le buche pontaie presenti in ogni ambiente, la vecchia latrina, le cisterne del mosto, le antiche botti, la stanza del nachiro.

Qualche considerazione sul “nachiro”. Il termine deriva dal greco “naukleros” (padrone della nave). Il nachiro era alle dirette dipendenze del proprietario, stabiliva gli orari e i turni di lavoro, assumeva il personale, selezionava il prodotto da lavorare. Personaggio rispettato e temuto, invidiato per il potere attribuitogli e a volte odiato per lo stesso motivo, anche lui non è sopravvissuto alla modernità e se ne parla ormai in termini nostalgici e a volta leggendari. Nella struttura si è voluto conservare la sua stanza (“Il Nachiro”) dalla quale lui dominava e dirigeva tutto l’Opificio. Le altre stanze hanno i nomi che riportano alla funzione che avevano in passato: stanza “delle Presse” (dove avveniva la spremitura delle olive), stanza “delle Macine” (dove venivano molite le olive sino ad ottenere una pasta densa), stanza “dei Palmenti” (dove erano situate le vasche per la spremitura dell’uva) ed infine, al primo piano, la stanza “dei Fisculi” (dove erano custoditi panieri e recipienti vari in giunco e/o canna, ma, anche e soprattutto, i “fisculi”, dischi in spessa fibra di cocco intrecciata ove, tra di essi, era sistemata la pasta di olive che poi era pressata).Si nota, in ogni stanza, la presenza abbondante di legno di ulivo. Questo in ricordo dell’albero simbolo della storia del territorio, che in passato ne ha determinato la ricchezza e che ora, purtroppo, è praticamente estinto, quantomeno negli innesti tipici, a causa del noto e micidiale batterio. Vorremmo tentare di farvi rivivere l’atmosfera che regnava nell’edificio nei concitati mesi del lavoro, il clima di gioia e solidarietà delle persone coinvolte nell’attività febbrile del luogo, il calore del forno e del camino nei cui pressi ci si riscaldava e rifocillava…Forse, con un po’ di fantasia e di immaginazione, riuscirete anche a sentire le urla di incitamento del nachiro (a volte anche le sue imprecazioni), il profumo intenso e fragrante dell’olio appena spremuto, l’aspro odore del mosto che fermenta…Se ci riuscirete, anche solo in parte, avremo raggiunto il nostro scopo, che è quello di accogliervi nella nostra Terra offrendovene gli aspetti più genuini, nella speranza che riusciate a vederla con i nostri stessi occhi.

La Struttura

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